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Contro i localismi: una “casa comune” virtuale

Scritto da Francesca Golfetto | 7-feb-2019 12.34.53

Sulla scia delle numerose fusioni e joint venture che si osservano da tempo nel comparto fieristico a livello internazionale, vari operatori della filiera hanno di recente avviato operazioni di collaborazione anche in Italia.  

Nei paesi occidentali, il settore è entrato nella fase di maturità e le opportunità di recupero di efficienza e di sviluppo del business risiedono in buona parte nelle soluzioni di concentrazione. Così, a livello internazionale si osservano varie iniziative: dalle più “leggere”, ad es. di co-localizzazione di manifestazioni, di joint venture per nuovi eventi nei paesi extraEU, fino alle fusioni e acquisizioni “pesanti”, che si estendono a intere organizzazioni. Queste iniziative sono ancora molto poche in Italia dove, invece, la frammentazione di attività e organismi sta determinando carenza di risorse e competenze qualificate, difficoltà a supportare strategie di sviluppo estero, e inutili competizioni sui mercati nazionali e internazionali.

D’altra parte, a fronte di una logica economico-aziendale, si pone spesso il problema degli interessi specifici dei territori e delle industrie. Molti quartieri e relative manifestazioni sono stati costituiti con l’obiettivo di dare beneficio soprattutto all’ambito locale, vuoi attraverso la visibilità offerta alle produzioni regionali (ad es. alcune aree un tempo sconosciute sono oggi associate a prodotti come il vino l’alimentare, il design ecc., grazie alle loro fiere) vuoi attraverso l’indotto economico-turistico generato dalla presenza di migliaia di espositori e visitatori sul territorio (l’indotto spesso raggiunte valori pari a 10-15 volte il fatturato del quartiere). Per molti organizzatori inoltre - e in particolare per i piccoli organizzatori collegati alle associazioni dei produttori - vi è anche il problema del mantenimento dell’autonomia nel perseguimento di obiettivi specifici (non profit) di supporto dello sviluppo del settore di riferimento e delle relative esportazioni. Di fronte a questi differenziati obiettivi, ogni concentrazione può perciò apparire come una minaccia.

Il passaggio da queste logiche individuali e di breve gittata a logiche di più ampia visione non è facile, ma può essere graduale, e non necessariamente deve basarsi solo su fusioni e acquisizioni, di certo le più difficili da realizzare.

Di interesse sono ad esempio alcune iniziative di co-abitazione di alcuni organizzatori (vedi quelli che fanno parte di Confindustria Moda, riuniti in unica sede) che hanno consentito di avviare confronti sui modi di lavorare e iniziative fieristiche comuni. Anche le iniziative governative di supporto all’internazionalizzazione delle imprese sono di recente concepite in modo da favorire la collaborazione tra attori fieristici. Ma è davvero ancora molto poco, rispetto alle dimensioni e alle iniziative dei competitor dell’industria fieristica a livello internazionale.

In Italia, purtroppo mancano addirittura informazioni strutturate sulle iniziative fieristiche in Italia e all’estero, cui possano accedere le imprese e i buyer. O meglio, le informazioni esistono, ma probabilmente è necessario visitare qualche decina di siti, tra Regioni, Istituti per il commercio estero, Associazioni fieristiche, Istituti di certificazione, ecc. per avere qualche idea (parziale).

Come possiamo in questa situazione sperare in uno sviluppo della collaborazione? Come possiamo pensare che lo strumento fieristico possa ricevere la giusta considerazione? Come possono raggiungerci gli espositori e i visitatori esteri in cerca di adeguati eventi per le loro attività?

Un’indicazione per un passo avanti su questo fronte potrebbe venire dal confronto con l’industria fieristica tedesca, che da molti anni ha una “casa comune” (virtuale), in cui riunisce tutta la filiera del settore e le rispettive associazioni, nello sforzo generale di dare coordinamento, visibilità internazionale e promozione a tutti gli attori e le iniziative del sistema. Il sito di Auma (https://www.auma.de/en) è rappresentativo di questa primaria attività di “educazione alla collaborazione”. In esso si possono trovare – a uso degli espositori e dei visitatori -  i calendari e i dati certificati di utenza di tutte le fiere della Germania; i calendari e le formule delle iniziative supportate da contributi governativi; indicazioni per migliorare l’efficienza degli espositori; ricerche e analisi sul sistema fieristico; informazioni su tutti i quartieri e gli organizzatori, e così via. Il sito presenta inoltre i risultati di molte attività che sono il frutto di collaborazioni tra operatori fieristici, come analisi sui comportamenti dei visitatori per settore, analisi delle opportunità del digitale, e così via.

Un’iniziativa del genere per l’Italia non sembrerebbe richiedere un grande investimento, ma di certo migliorerebbe l’immagine del settore fieristico italiano presso gli utenti internazionali; costituirebbe inoltre un luogo di confronto peer tentare iniziative comuni. Migliorerebbe anche l’immagine dell’Italia che, attraverso questo grande bene comune che sono le fiere, offre i primi contatti con la ricchezza e la varietà di un sistema manifatturiero e territoriale tra i migliori del mondo.

 

Francesca Golfetto, sole24ore 05.02.19