“Il Consumer Electronic Show non è un evento dedicato alla tecnologia: è un evento dedicato alle persone e a come la loro vita verrà arricchita dalle tecnologie.” (Mind the Change, Baban, Cirrincione, Mattiello).
Il CES di Las Vegas rappresenta una reale “fucina di idee e luogo di un nuovo modo di pensare”, insieme alle persone più creative nel mondo dell’innovazione.
A volare in Nevada alla più grande kermesse mondiale dedicata alle innovazioni tecnologiche, nata a New York nel 1967 come spinoff del Chicago Music Show (annunciando, allora, le prime radio tascabili), è stata una delegazione guidata da Federico Ghidini, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia e composta dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, con la collaborazione del Consolato Americano di Milano. Partner scientifico della missione, il Prof. Marco Astuti della Liuc University.
Numerosi i settori merceologici presenti al CES, dall’automotive allo sport, dal family & lifestyle alle smart cities dove Intelligenza Artificiale, Realtà Aumentata, Big Data e IoT hanno trovato le più diverse applicazioni.
E allora, da imprenditori, il CES diventa un esercizio di contaminazione: esplorare le innumerevoli tecnologie proposte e provare ad immaginarle nella nostra azienda, nei nostri magazzini, nei nostri processi. Provando così ad immaginare il nostro business di domani.
CES è anche sinonimo di Startup: l’area più giovane e stimolante della manifestazione è infatti l’Eureka Park, lo spazio dedicato alle startup e alle loro innovazioni tecnologiche. 44 il numero di startup italiane che quest’anno si presentavano con le loro idee. Dalla casa sostenibile ai sistemi per migliorare l'efficienza energetica negli edifici; dal bracciale smart per appassionati di motociclismo alla piattaforma che legge le emozioni dell’acquirente; dal bot che risponde alle domande dei clienti alla password che riconosce il comportamento dell’utente.
Ma le startup non sono le uniche a considerarsi tali, perché anche la piattaforma di distribuzione più grande al mondo, Amazon, recita come motto “Day 1”. All’ingresso dell’Headquarter di Seattle, si legge quello Jeff Bezos considera il suo mantra. “There’s so much stuff that has yet to be invented. There’s so much new that’s going to happen. People don’t have any idea yet how impactful the Internet is going to be and that this is still Day 1 in such a big way.”
È con questa filosofia che Amazon è in arrivo nei prossimi mesi in Italia con il servizio “Amazon Business”, la piattaforma che gestirà i flussi nei mercati B2B. Il colosso mondiale con 300 milioni di clienti attivi in tutto il mondo con prodotti di largo consumo, si rivolgerà anche alle imprese, riunendo su un’unica piattaforma fornitori ed acquirenti di prodotti B2B e gestendone tutte le attività di vendita, dall’ordine alla fatturazione, dallo stock alla logistica. Una vera rivoluzione, che chiama in causa i tanti intermediari oggi anelli fondamentali di tante filiere del nostro Paese.
Anche Microsoft, altro gigante di Seattle, si prepara ad affrontare il domani. Nella sede di Redmond, i manager sono consapevoli che ogni cambiamento passa dalla cultura; ad innescare ogni trasformazione, prima ancora della tecnologia, sono la vision, la cultura, i valori ad avere un ruolo centrale. Se Bill Gates è riuscito non solo a sognare ma anche a realizzare “un mondo in cui ci sia un computer su ogni scrivania ed uno in ogni casa”, è perché prima ancora di inventare la tecnologia, ha trasformato la cultura.
E se oggi parliamo di Big Data, Digital Transformation ed Intelligenza Artificiale, è perché la nostra cultura, almeno in parte, li ha già accettati.
A partire da Seattle, la città dove trovano sede i più grandi player mondiali quali Boeing, Amazon, Microsoft. Una città culla di innovazioni, dove gli anni ‘90 conoscono una rottura anche nel mondo musicale, con il “grunge” che rivoluziona quel mondo fatto di rockstar tutto lustrini e grandi sfarzi, per riportarlo all’essenza e trovando terreno fertile in una città “viva” e pronta a cogliere le novità.
Ed è per questo che oggi tante aziende stanno scegliendo Seattle per il proprio Headquarter, per respirare novità e cooperare le une con le altre, come ci spiega Maurizio Miozza di Umbra Group, l’azienda di Foligno fornitrice di Boeing. Cooperazione quindi altra parola chiave del nostro viaggio, altra importante declinazione del verbo innovare. Cooperare tra le aziende per cooperare, insieme, verso il futuro.
“Da una parte, l’innovazione ha bisogno di sapere che le aziende hanno voglia di investire in nuove soluzioni, cambiare e assumere rischi ragionevoli. Dall’altra parte, l’azienda deve sapere che l’innovazione ha voglia di esprimersi attraverso le organizzazioni e raggiungere i mercati, non rimanere chiusa nelle menti di chi genera nuove conoscenze”. (Mind the Change - Baban, Cirrincione, Mattiello). Nel Libro citato, il dilemma del prigioniero utilizzato da John Nash per dimostrare la Teoria dei Giochi, i protagonisti sono l’Impresa e il Futuro.
E come in ogni teoria matematica che si rispetti, se impresa e futuro riusciranno a cooperare tra di loro, con reciproca fiducia, allora il risultato sarà collettivamente vantaggioso. Fiducia allora, l’ultima parola chiave del nostro viaggio, materia prima di ogni innovazione.
Articolo pubblicato su “Quale Impresa” (Rivista dei Giovani Imprenditori di Confindustria)